«Mirafiori si sta consumando come una candela. Non solo le carrozzerie e l’assemblaggio finale, il cuore dello stabilimento, ma anche gli enti centrali con gli impiegati che non vedono più l’ombra di un progetto, la costruzione stampi o la divisione prototipi. Se non ci sarà presto una vera inversione di tendenza, tutto rischia di spegnersi…», allarga le braccia Edi Lazzi, segretario della Fiom di Torino.
Il recente annuncio del Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, di produrre la Fiat 500 ibrida a Mirafiori sulla piattaforma della versione elettrica a partire dal 2026, non basta certo a cancellare incertezze e preoccupazioni che avvolgono da tempo la ex capitale dell’impero Fiat. Anzi. In città, i sindacalisti sono solo la prima linea del fronte perché l’agonia di Mirafiori è ben visibile a tutti in questi giorni di doppia vigilia di elezioni (Regionali più Europee, in agenda l’8-9 giugno).
Mirafiori, Europa
«Il paradosso è che Mirafiori e i suoi lavoratori devono fare il tifo per la destra europea…», ragiona sibillino un importante imprenditore torinese.
La possibilità che Stellantis assegni allo stabilimento simbolo della vecchia Fiat nuove commesse e nuovi modelli auto di massa – i numeri dell’attuale Fiat 500 elettrica sono in caduta verticale e per la ibrida bisognerà aspettare ancora due anni – dipende dalla nascita nel prossimo Parlamento europeo di una maggioranza più a destra di quella “Ursula” attuale.
«A quel punto la data capestro fissata al 2035 per lo stop alla produzione e alla vendita di auto a motore termico (diesel, benzina e metano) si allenterebbe decisamente». E Mirafiori, probabilmente, tornerebbe a produrre strutturalmente di più.
Di certo, almeno fino a settembre è tutto fermo. Oltre alla cassa integrazione per tremila dipendenti, ad aprile sono scattati i contratti di solidarietà anche per i 1.174 operai che lavora(va)no alla produzione della 500 elettrica; stessa sorte toccata qualche mese prima ai 986 colleghi delle linee Maserati (GT e GC) a cui si aggiungono migliaia di dipendenti usciti o in uscita dall’azienda sfruttando i piani di esodo incentivato.
La contrazione del glorioso stabilimento ex Fiat è davvero impressionante: dai 25mila dipendenti nel 2001 si è passati agli attuali 11.800 mentre le 218mila auto prodotte nel 2007 sono diventate 85.940 nel 2023.
Nel frattempo, sono state dismesse e mai rimpiazzate la Punto, l’Idea, la Musa, la Thesis e la Multipla.
Quanto alle stime 2024, complice il crollo della 500 elettrica e la fine della produzione della Maserati Levante, si parla di volumi pari alle 30-40mila unità, vicini al minimo storico toccato tra il 2013 e il 2016 e nel 2019.