I guadagni in chiaroscuro dei balneari

“La mappatura delle spiagge stilata dal governo va difesa in Europa perché dimostra come ci sia spazio per creare nuova imprenditoria e nuova occupazione senza sostituire le attuali imprese del settore”, spiega Fabrizio Licordari, presidente del sindacato Assobalneari, mentre l’esecutivo prepara un piano per risolvere l’emergenza di un settore che cuba 2 miliardi di valore aggiunto l’anno, dà lavoro a 50mila addetti (di cui 43mila stagionali) ma dal 2006, quando fu varata la Direttiva Ue “Bolkestein” sulla concorrenza, la politica italiana non riesce a riformare. Troppi gli intrecci di interesse e la forza di una lobby che incarna nell’immaginario collettivo la vacanza all’italiana per eccellenza.

Per capire quali sono gli interessi in ballo vediamo anzitutto quanto guadagnano i balneari. È vero che pagano poche migliaia di euro l’anno per i canoni demaniali? È vero che dichiarano troppo poco rispetto agli incassi reali di bar, ristoranti e ombrelloni? È vero che fanno molto “nero”?

Cosa dicono i bilanci

I dati elaborati in esclusiva da InfoCamere sui bilanci depositati di 1.528 imprese balneari costituite nella forma giuridica più solida (società di capitali) fotografano una realtà in cui, in media, nel 2022, il valore della produzione ammonta a 405.762 euro, i costi di produzione a 381.005 euro, l’utile ante imposte a 20.093 euro e l’utile netto a 10.126 euro.

Se invece allarghiamo lo sguardo a tutte le 7.244 imprese balneari censite da Unioncamere (codice Ateco 93.29.20), quindi non solo le 2.270 società di capitali che depositano i bilanci, la media nazionale dell’utile ante imposte nel 2022 (dati del Mef) è un po’ più alta: 26.035 euro. Spaziando dai 2.700 euro dell’Argentario ai 17mila di Senigallia ai 44mila di Riccione fino ai 270mila di Lignano Sabbiadoro.

Oltre ai redditi ufficiali, è possibile definire anche spese e tasse dei balneari. Nell’ordine: Imu (Imposta municipale unica) nonostante gli stabilimenti siano beni in concessione e non di proprietà; Tari (tassa rifiuti); le normali imposte sul reddito; le spese per il personale (contratto nazionale del turismo); la gestione/manutenzione dell’arenile durante tutto l’anno e poi, ovviamente, il canone in base ai metri quadrati in concessione e il tipo di struttura (area scoperta, area con impianti di facile rimozione, area con impianti di difficile rimozione).

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