Piscinette di plastica in giardino; grigliate con gli spiedini del supermercato; mercerie aperte a Ferragosto con i vecchi telefoni a rotella e le mensole fino al soffitto dove puoi trovare le canne da pesca di fianco ai patelli per neonati; messe frequentate in bermuda, sandali e marsupio legato in vita: «Sono finite le ostie» si è scusato l’altro giorno don Giorgio; operai in cassa integrazione che comprano dal Brico center rullo e vernice per imbiancare casa mescolati a villeggianti che si improvvisano «pollici verdi»; trattorie con pergolato piene di gente che si ritrova dopo anni davanti a menù fuori stagione; sagre una dietro l’altra «del fungo», «della patata», «del folclore» nella baita dello sci club; case e casine riaperte dopo anni di vacanze a Sharm; villette di nonni e zii frequentate come ai tempi dell’infanzia; campeggi un po’ invecchiati dai tempi dei tedeschi che scambiavano il Verbano per l’Adriatico; temporali sempre troppo in anticipo sull’autunno; partite a carte interminabili; passeggiate nei boschi e sulle ciclabili con suoceri e carrozzine; gite al lago e colazione al sacco sul Ticino, fino all’anno scorso il «mare» degli extracomunitari. E poi bambini vicini di casa per un’estate che si annusano scoprendo il gioco in cortile e nei vialetti; furgoncini di artigiani di Pero e Gorgonzola posteggiati sulle stradine pronti a pendolare tra la famiglia spedita dai nonni, «quest’anno niente mare», e un po’ di lavoro da raccattare in città; e l’Autolaghi, la prima autostrada costruita in Italia, percorsa in carreggiata Nord invece che verso la Riviera da milanesi che t ornano nei paesi delle ultime estati lunghe prima del boom, del lavoro adulto e delle vacanze al mare. È il ritorno della villeggiatura low cost
Non tutto è da buttare nell’estate della crisi. Le Prealpi e i laghi lombardi profumano di villeggiatura come una volta. Sono le «piccole vacanze» degli italiani in recessione. Soggiorni brevi attenti al borsellino e insieme pieni di amarcord. «All’inizio è stato un ripiego per risparmiare», racconta un piccolo imprenditore meccanico da trent’anni residente a Magenta, «alla fine è diventato un tuffo dolce nella memoria e i miei figli si sono divertiti un mondo».