Venti cose notevoli del fine settimana 10-11 gennaio 2015
Sentirsi orgogliosamente europei in un pomeriggio di una domenica qualsiasi (citazione da Dario Di Vico)
#11Janvier Questa foto è la risposta dell’Europa. Il posto, tutto sommato, migliore per vivere.
#11Janvier Più o meno settant’anni fa, i paesi di questi due leader avevano appena smesso di combattersi. Con ferocia, cinismo e milioni di morti. La pace sembrava impossibile, invece nacque la Comunità del carbone e dell’acciaio, embrione dell’Europa unita. Bisognerebbe ricordarselo più spesso.
#11Janvier Se a Parigi sfilano anche leader di paesi poco liberi, è una buona notizia, non cattiva (Luca Sofri).
Il Guardian ha costruito una bella mappa interattiva dei 17 morti della tre giorni di sangue a Parigi.
Le immagini della redazione del quotidiano tedesco Hamburger Morgenpost, incendiata per aver ripubblicato nei giorni scorsi le vignette di #CharlieHebdo
Voltaire, potrebbe essere musulmano? Se lo chiede l’Economist e si risponde con le parole di un tweet lanciato nella rete come tributo al poliziotto ucciso dai fratelli Kouachi: “Sono Ahmed, Charlie ha ridicolizzato la mia fede e la mia cultura, ma io sono morto per difendere il loro diritto di farlo”. Una delle più lucide analisi sui morti di #CharlieHebdo è firmata Stefano Cingolani: Al Jazeera, il Corano e la libertà.
C’è che Georges Wolinski non le avrebbe mandate a dire ai “rois des cons” che lo hanno ucciso. L’eredità di un fumettista immenso e sfacciato, che fino a qualche giorno fa non molti ricordavano.
Intanto i macellai di Boko Haram continuano a massacrare la popolazione cristiana nel nord della Nigeria. Mentre i leader europei sfilavano a Parigi, altre due bambine sono state fatte esplodere. Cosa sta succedendo, chi sono questi terroristi e perché lo fanno, spiegato bene. La comunità internazionale dovrà cominciare ad occuparsene seriamente.
Politico Magazine si chiede se l’opinione pubblica americana è davvero disposta a combattere contro Isis. Il fronte interno è sempre stato il più insidioso, per le moderne democrazie.
Un po’ di fatti relativi al fenomeno mondiale delle migrazioni. Ad esempio appartiene al Regno Unito il record del maggior numero di comunità etniche presenti sul proprio territorio.
Uber annuncia di voler tagliare le tariffe in 48 città degli Usa, ma garantisce che i suoi autisti guadagneranno di più. Parte la seconda ondata di concorrenza ai tradizionali taxi.
I rischi dell’eurozona e tutto ciò che dovrebbe preoccupare nel mondo del business in questo 2015 appena cominciato, secondo Jef Kehoe dell’Harvard Business Review.
Il premio nobel per l’economia Joseph Stiglitz sostiene che Thomas Piketty, autore del best seller 2014 “Il Capitale nel XXI secolo”, non ha capito bene alcune cose sulle diseguaglianze di reddito. Ne sta uscendo un dibattito molto interessante…
Vox racconta perché ad avvantaggiarsi maggiormente dalla proposta di “free college” avanzata dal presidente Obama potrebbero essere gli studenti di quella classe media che negli Usa, forse più che in Europa, soffre la crisi e la nuova divisione del lavoro mondiale innescata dalla rivoluzione tecnologica.
A nemmeno due settimane dal decisivo voto in Grecia l’Economist mette insieme una bella infografica con tutto quel che serve sapere sulle elezioni e sulle inevitabili ricadute europee.
A proposito di elezioni e di scadenze importanti, Eunews raccoglie tutti gli appuntamenti decisivi in Europa (e non solo) nel corso del 2015.
Come due decenni di globalizzazione hanno cambiato il mondo, riassunto in una meravigliosa chart. Ricchi e poveri, paesi emergenti, elites globali, classe media e spostamento dei commerci…
TechCrunch ha pubblicato uno straordinario long read sulla segregazione razziale nei dintorni di Palo Alto e il boom di Silicon Valley. L’inchiesta apre squarci inediti sulla ultra decennale incubazione del fenomeno dot.com e la rivoluzione tecnologica che tutti conosciamo.
Infine i sei tipi più comuni di conversazione su Twitter analizzati nel dettaglio dal Pew Research. A quale categoria appartenete?