Trenta cose notevoli del 21 gennaio 2015
Il discorso sullo Stato dell’Unione di Obama (#SOTU) spiegato in dieci punti.
In che percentuale le proposte annunciate durante i #SOTU si trasformano effettivamente in legge? FiveThirtyEight ha ricostruito la serie storica di tutti i presidenti americani a partire dal 1965.
A Davos la super class non è più quella di una volta (via Stefano Feltri).
I paesi grandi produttori di emissioni di Co2: Cina 26,4%; Usa 17,3%; India 6,4%; Russia 5,5%; Giappone 3,7% (fonte: World Economic Forum).
Tutte le convergenze parallele tra Obama e Mario Draghi. C’entra la politica fiscale, la politica monetaria e le difficoltà della classe media occidentale (via Stefano Cingolani).
Potrebbe esserci un Quantitative easing composto da 22 acquisti mensili da 50 miliardi. Negoziati fino all’ultimo minuto. Draghi userà il bazooka contro i falchi Bce?
L’andamento degli stipendi dal 2007 nei Paesi dell’Eurozona. Italia e soprattutto Grecia non sono messe benissimo (via Alexios Mantzarlis).
Perché il golpe in Yemen è un grande regalo ad Al Qaeda (via Daniele Raineri).
Scrive Maurizio Molinari che il crollo del prezzo del petrolio potrebbe aver svuotato le casse dell’Isis.
La diffusione di Al Qaeda e suoi affiliati in una grafica di International Spectator.
Contro Houellebecq: la sottomissione di Sisifo. Lettura non convenzionale del romanzo più discusso di queste settimane.
Banche Popolari, la fine di un’era sopravvissuta al crollo della Prima Repubblica.
In attesa del voto per l’Italicum (e per il Quirinale), schema e numeri degli equilibri a Palazzo Madama (via YouTrend).
Cosa s’intende quando parliamo di grande trasformazione del lavoro (via Francesco Seghezzi).
Bamboccioni sì, no, forse. Alcune domande oggettivamente imbarazzanti (via Alessandro Barbera).
La Grecia si prepara a voltare pagina. Gli ultimi sondaggi alla vigilia del voto che potrebbe cambiare volto all’eurozona.
Quanti giorni devi lavorare (e guadagnare) per pareggiare quel che il tuo amministratore delegato guadagna in un’ora? Lo spiega l’Economist in una bella tabella (astenersi arrabbiature).
Netflix punta nei prossimi due anni ad espandersi nel mondo. Prossima fermata Cina.
Per competere con Apple, la gloriosa industria degli orologi svizzeri dovrà mettere da parte un po’ del proprio orgoglio e cambiare pelle.
Le dieci imprese cinesi da tenere d’occhio nel 2015.
Tel Aviv insidia il primato di Silicon Valley. In una chart i territori più attrattivi per l’ecosistema delle start up.
Nove dossier su cui Russia e Cina fanno squadra per indebolire gli Usa.
Perché sugli Open data si può fare di più. Tutto in un rapporto della #webfoundation (via Fabio Chiusi).
Scrive Forbes che ogni anno 400mila persone negli Usa muoiono per errori medici. Dopo cardiopatie e tumori è la terza causa di decessi in assoluto.
Adesso il nuovo Google Translate traduce le conversazioni in tempo reale.
Contrordine compagni. L’informazione raccolta via Google è considerata più affidabile di quella sui mezzi tradizionali…
Nella classifica dei 10 Paesi consumatori di porno on line, 6 su 8 sono a maggioranza musulmana (via Serena Danna).
La Fifa è una organizzazione che tra uno scandalo e l’altro trova il tempo di organizzare delle partite di calcio. L’ultima pastetta brasiliana.
Raccogliere fiori ad Auschwitz, celebrando i settant’anni dalla liberazione del campo di sterminio nazista.
“American Sniper” è davvero una pellicola di propaganda? È una delle critiche rivolte al film, che sta avendo grande successo.