(tratto dalla mail ai colleghi Eni, 21 dicembre 2017 ore 10.08)
In questi ultimi giorni facendo gli scatoloni nel mio ufficio ho ritrovato carte e documenti che ricordavo a malapena. I vecchi mockup di Eniday prima che andasse online, alcuni fogli sbiaditi con gli articoli commissionati a Contently, la bozza della prima Newsletter Val d’Agri (con l’editoriale che Descalzi ci fece riscrivere tre volte), appunti vari, post-it ormai illeggibili (scrivo peggio dei farmacisti), ordini di lavoro, piani di comunicazione, corrispondenza con freelance, bozze di contratti (alcuni nemmeno chiusi), lettere di fornitori, mail di altri manager del gruppo che ti chiedono la disponibilità a produrre un video per il loro business “perché voi avete un modo di raccontare diverso, più fresco…”, una nota di un collega che si lamentava perché non lo avevo incluso nel loop delle autorizzazioni (è successo più volte che me ne dimenticassi), un cartoncino versione beta della prima collaborazione con la Lettura del Corriere, quella con l’astronauta che galleggia nello spazio e la scritta inconfondibile “…continua a leggere su Eniday, perché l’energia è una bella storia…”, una chiavetta con la traccia del Podcast sul Goliat, il gigante gentile (correva il settembre 2016), vecchie mail di Fabio Ribeiro di Anima Team in cui condividevamo una sorta di proto storyboard di “Powering Mozambique”, idee in libertà per la prima partecipazione di Eniday al Meeting di Rimini…
Potrei continuare all’infinito ma è bastato questo per riavvolgere il nastro di due anni e mezzo vissuti intensamente. Perché ogni carta, ogni appunto, ogni foglio estratto dai cassetti rimandava a qualcosa di nuovo e delle volte anche eretico (almeno per i vecchi standard della casa) che abbiamo fatto insieme in questa avventura davvero troppo breve. Insieme alla grande famiglia Dico ma insieme a tutti gli altri colleghi Eni con cui ho avuto la fortuna di lavorare, al netto degli orticelli aziendali.
Il cruccio maggiore di queste ultime settimane è la consapevolezza di mollare troppo in fretta rispetto alle cose che avrei voluto fare per far crescere ancora Media Production, espanderla e consolidarla per quel che merita e per l’importanza che i contenuti rivestono sempre più nelle grandi aziende internazionali. Di questo mi scuso con tutti voi e con Marco B. in primis. Ma quando ti arrivano certe proposte bisogna saperle cogliere, anche se nel tuo personalissimo calendario professionale le avresti magari collocate più avanti nel tempo.
Però ne abbiamo fatte di cose, spesso belle. Per una di quelle nemesi che ti offre la vita proprio in questi giorni di scatoloni sono arrivati a compimento un paio di progetti davvero innovativi che abbiamo seguito in MedPro. Penso al video racconto su Zohr e al longform interattivo con CNN (e a gennaio vedrete che bella la striscia a puntate sulla storia della Co2). La cosa mi rende particolarmente orgoglioso perché è il segno che in un paio di anni siamo riusciti a trasformare un piccolo magazine aziendale nell’embrione di una content factory che sa raccontare in modo nuovo un’azienda complessa come Eni, lavorando gomito a gomito con colleghi di tante funzioni diverse e talenti esterni, persino portando scienziati nel mondo vaporoso della comunicazione (vero Luca?). Buttando giù i muri, insomma, come ci chiede Descalzi.
Non sono state solo rose e fiori. Come in ogni famiglia ci sono state anche incomprensioni e battute d’arresto ma questo fa parte del gioco e soprattutto non ha mai sporcato il senso di questa cavalcata bellissima. Lavorare in Eni lo consiglierei a tutti perché è forse l’unica azienda-paese rimasta, la metafora delle capacità straordinarie che abbiamo noi italiani quando ci mettiamo a giocare di squadra (troppe poche volte, purtroppo). Un’azienda in cui s’incontrano personaggi incredibili, anche nelle provincie dell’impero (piccola proposta che lascio sul tavolo: spedire per una settimana i colleghi di SDM e Roma a vedere cosa fanno i colleghi nei campi di Egitto o Nigeria, perché molto spesso non ne abbiamo contezza). Esploratori geniali (e pure simpatici). Gestori di crisi impareggiabili. Manager intellettuali. Giovani talenti da valorizzare (di più). Competenze uniche. Persone libere (non tutti, eh).
Tutto questo per dirvi che porterò sempre nel cuore questo passaggio in Eni. Sono arrivato da marziano stralunato e me ne vado da marziano consapevole. Anche e soprattutto grazie a voi! E ovviamente, non perdiamoci di vista (viale Monterosa non è poi così lontano).
Ps. permettetemi infine di fare un in bocca al lupo ad Alessandro che mi succede alla guida di MedPro (vai sereno, ti lascio un team sano e rigoglioso che saprai certamente far crescere come merita) e soprattutto ringraziare tre persone in particolare: Gabriella per aver condiviso con me questo primo tratto di Media Production con instancabile tenacia e passione; Corrado per la maturità e la curiosità che mette sulle cose che fa e poi Marco B. che mi ha voluto all’Eni e che non finirò mai di ringraziare per avermi regalato questa fantastica esperienza. Uno dei pochissimi manager-giornalisti-comunicatori su piazza a parlare il linguaggio del terzo millennio. Ma soprattutto un amico e una persona per bene, che è la cosa che conta di più.
Un abbraccio a tutti, ci rivediamo in altre vesti.
Con affetto ed emozione, Marco