Lotta di classe anagrafica

Si divide il Partito democratico tra renziani e la minoranza interna della vecchia «ditta», si divide il redivivo centrodestra se debba essere o no Matteo Salvini a raccogliere il testimone da Silvio Berlusconi, si dividono i leader politici nell’analisi del voto di domenica (come sempre hanno vinto tutti) e si divide l’opinione pubblica sulla lista degli impresentabili di Rosy Bindi.

In realtà l’unica vera divisione che dovrebbe preoccupare il premier Renzi, tanto più dopo le ultime amministrative, è quella tra giovani e vecchi. Certo è una guerra atipica, scivolosa. Si consuma ogni giorno sottotraccia, fa quasi mai rumore ma è una guerra (fredda) a tutti gli effetti. Il conflitto è tabù perché attraversa ogni famiglia mettendo contro genitori e figli, si è sempre preferito occultarlo dietro il welfare informale dei nonni e di mamma e papà, edulcorandolo con espressioni rassicuranti come “patto generazionale”.

Per tanti anni il materasso di fortuna ha attutito il dissidio latente, ma ora il sistema sta esplodendo. Matteo Renzi per primo sa bene che solo la capacità di affrontare e risolvere questa vera e propria guerra di classe anagrafica darà la misura e il senso della sua stagione a Palazzo Chigi. Poche storie. Si è fatta per questo la rottamazione, no?

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