Come tutte le grandi scoperte esplorative anche quella di Zohr è piena di colpi di scena, imprevisti, intuizioni, errori, abilità in cui l’elemento umano è decisivo quanto la tecnologia. E’ una storia che val la pena ripercorrere perché sappiamo già quel che ha trovato Eni nell’offshore egiziano ma pochissimo di come si è arrivati concretamente, giorno per giorno, alla mega scoperta. Un viaggio lungo tre anni insieme ad un team straordinario di geologi, geofisici, ingegneri di perforazione e di logistica, esperti di Ict e di valutazioni economiche che è giusto raccontare dall’interno…
“La verità? Mai visti più di 600 metri di roccia a gas con i punti di pressione tutti così allineati…”, mi dice il mio nuovo amico esploratore.
Mentre me lo racconta i suoi occhi piccoli piccoli lampeggiano di emozione e adrenalina. E’ un pomeriggio tiepido di settembre, siamo seduti in una saletta spoglia a San Donato, lontanissimi dalle piattaforme egiziane, ma sembra di stare in uno di quei container da cantiere, tra eccitazione e curiosità.
Come tutte le grandi scoperte esplorative anche quella di Zohr è piena di colpi di scena, imprevisti, intuizioni, errori, abilità, entusiasmo, discese e risalite in cui l’elemento umano è decisivo quanto la tecnologia.
E’ una storia che val la pena raccontare dall’inizio perché sappiamo già quel che ha trovato Eni nell’offshore egiziano, il potenziale del giacimento, le ricadute geopolitiche sull’area e i possibili sviluppi di sistema (l’hub del gas mediterraneo), ma ancora pochissimo di come si è arrivati concretamente alla mega scoperta. Di come hanno lavorato per tre lunghi anni i team in Egitto e a San Donato, quali sono stati i momenti decisivi, le difficoltà e le diffidenze superate.
Fare una scoperta è come vincere un campionato di calcio. Ci vuole pazienza, metodo, tenacia, talento, competenza, tenuta, gioco di squadra, visione d’insieme, sangue freddo (e cuore caldo, quello sempre).
Spesso a noi giornalisti piace raccontarle come fosse la finale di Champions League. Arrivano Pirlo o Messi, scartano mezza difesa e vanno in porta col pallone. Rischiando di banalizzarle, di semplificare o personalizzare troppo.
“Vi presento l’uomo che ha scoperto…” blablabla…
Non è così.
Una delle prima cose che mi spiega il mio amico esploratore è persino disarmante: “Noi non siamo Indiana Jones come pensa qualcuno. Non abbiamo la frusta, non consultiamo algoritmi miracolosi né sussurriamo alle pietre…”
Ogni scoperta è frutto della conoscenza e delle intuizioni geologiche all’interno di un grande gioco di squadra. Tutta l’azienda partecipa e porta il suo mattoncino: chi esplora, chi perfora, chi sviluppa i pozzi, chi si occupa di Ict, chi fa le valutazioni economiche fino al top management.
Per questo è necessario fare una premessa.
La storia di Zohr nasce a metà del 2012 quando Egas, l’ente di stato egiziano per le attività di ricerca nell’offshore del Nile Delta, annuncia una gara competitiva, o “bid round” per usare il termine tecnico, nell’offshore mediterraneo, offrendo alle compagnie petrolifere 15 blocchi da valutare.
Politicamente il periodo è pieno di incertezze, siamo nel post primavera araba. Al Cairo a giugno vanno al potere i Fratelli Musulmani e le grandi major sono in difficoltà nel riscuotere i crediti arretrati. Eni decide di tenere in Egitto un presidio regionale continuando a studiare dal punto di vista geologico l’area del bacino levantino.
Finché possibile, la prima regola di una energy company è che fattori contingenti e geopolitici non devono mai farti smettere di cercare (e capire). Quello petrolifero è un business a lungo termine; domani le cose possono essere diverse, magari migliori.
C’è poi un secondo fattore. IEOC, storicamente la macchina dell’esplorazione Eni in Egitto, per la prima volta in quarant’anni sta per rimanere senza aree da esplorare. L’incertezza, direbbe Mao Tse-tung, è un’occasione eccellente per provare a ricostruire il portafoglio con investimenti tutto sommato contenuti (la concorrenza sarebbe stata bassa), in attesa di un miglioramento delle condizioni per investire nel paese.